Giacomo Roccon

Giacomo Roccon nato a Pieve di Cadore (BL), il 26.10.1982.

Negli anni scolastici 1996-2001 frequenta e si diploma all’Istituto Statale d’Arte di Cortina d’ Ampezzo (BL) nella sezione legno e nel 2000 frequenta i corsi di scultura in legno e modellato presso il Liceo Professionale P.L.Boullè di Parigi.

Ottiene il diploma di laurea nel 2005 all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove tutt’ora frequenta il biennio specialistico in scultura.

Nel 2004 espone alla collettiva ‘Aula3’ all’Accademia di Belle Arti di Venezia; nell’estate 2005 partecipa con una installazione alla manifestazione culturale ‘Belluno di Sera’ a Palazzo Minerva nel centro storico della città.

Nello stesso anno prende parte ad ‘Atelier Aperti’ evento nell’ambito della 51° Biennale di Venezia; nel 2006 espone alla collettiva ‘Scultura+Giardino’ allo Spazio Giardino del Centro Culturale Multimediale CZ95 di Venezia.

Testo critico

Il versante forse più originale della produzione di Giacomo Roccon consiste in installazioni che associano sculture a fotografie. ‘Untitled IV’ (2005) è la figuretta quasi al naturale di un bambino giapponese, un po’ stilizzata al modo dei fumetti, che protende vivamente una mano in avanti. Nel gruppo di foto associate a questa scultura, la figuretta riappare ambientata in un contesto domestico, la mano protesa verso una katana posata sopra un mobile. Le immagini suscitano allarme: che farà il bambino quando raggiungerà la letale, affilatissima spada’ Ma la scultura col suo gesto immobile, cristallizzato, fissa l’azione in qualcosa di tipico, di eterno: il bambino giapponese può non cercare la spada’ Ha per caso stampata in sé, insieme ai tratti orientali, l’innata vocazione a emulare gli antichi guerrieri, a entrare nella leggenda dei samurai’ In ‘Untitled II’ il gioco si ripete: la scultura rappresenta un ragazzino ingrugnato e triste, in camicia. Le foto lo raffigurano in bagno, un bagno istituzionale, pulito, moderno, con una fila di lavandini da una parte e le porte dei gabinetti dall’altra. Niente di anormale, tutto in ordine, ma l’associazione tra la figura e il luogo crea una misteriosa ‘suspense’ carica di disagio. Con ‘Fallen Angel’, Roccon crea una scultura espressamente ideata per la volta a carpenteria metallica destinata a ospitarla. Non ci sono fotografie questa volta. La figura umana, in grandezza naturale, pende lugubremente sospesa a catene, ricordando i cadaveri che venivano lasciati esposti dopo le esecuzioni dei secoli passati. La naturale immobilità della statua, i capelli lievemente oscillanti alla brezza marina assecondano l’illusione, rafforzando l’effetto evocativo di questa dolente, macabra elegia.

Gloria Vallese